Cio` che so di Adriano Sofri e delle sue vicende dipende quasi esclusivamente da quanto ho sentito dire in TV, anche da lui stesso. Le informazioni ricevute, nel loro insieme, mi ispirano una notevole stima nei suoi confronti; e sicuramente, oltre a meritare l'attenzione di autorevoli persone, merita anche la mia. Tuttavia le mie riflessioni non trovano una collocazione fra le posizioni pubblicamente note e quindi approfitto di questo forum per esprimere la mia opinione. Io credo che comunque la si giri, se non la legge in discussione, almeno il lavoro che sta svolgendo il parlamento sia da considerarsi "ad personam". Ritenevo poco apprezzabile questo genere di lavoro parlamentare quando riguardava Berlusconi e Previti; lo ritengo poco apprezzabile anche ora che riguarda Sofri. E poi non e` difficile immaginare come questo passaggio sara` fatto pesare in future occasioni dall'attuale maggioranza... Il fatto che vi siano cosi` tante, variegate ed importanti voci a favore della grazia a Sofri nonche` le informazioni a mia disposizione mi hanno convinto che la sua vicenda presenti delle singolarita`. Percio` non lo considero un privilegiato per il fatto che tanti si siano interessati al suo caso magari trascurando chissa` quali altri casi di cui non siamo a conoscenza. Tuttavia io avrei trovato piu` equo agire nel seguente modo. 1) Analizzare come sia potuta crearsi una situazione che oggi la maggior parte delle persone sembra ritenere inaccettabile. Se, come i piu` riconoscono, la sentenza definitiva non e` viziata da errori significa che, a grandi linee, i giudici non hanno sbagliato nell'applicare la legge. Allora c'e` qualcosa che non va nella legge; qualcosa che fa si` che in qualche caso particolare non si ottenga l'effetto voluto. Mi riferisco alla legge in senso lato; quindi non necessariamente solo quella specificatamente riguardante le imputazioni ma per esempio anche quella parte di legislazione riguardante il "recupero" dei condannati. 2) Attuare dei correttivi. Una volta individuato cio` che non ha funzionato e` opportuno prendere provvedimenti affinche` casi simili non si verifichino nuovamente. 3) Concessione della grazia da parte di chi ne ha facolta`. Attuati i correttivi, presumibilmente anche con modifiche legislative non retroattive, e` piu` largamente condivisibile la concessione della grazia a tutti coloro che presumibilmente non si troverebbero oggi in stato di detenzione se la legge fosse stata "corretta" sin dall'inizio (questo includerebbe Sofri). Tutte le disquisizioni e le lezioni che ci sono state impartite ultimamente sul ruolo istituzionale delle varie cariche dello stato nel concedere la grazia dimostrano invece quanta ipocrisia si celi dietro certe vicende. Nell'anno dell'ultimo giubileo infatti, se non ricordo male, fu concessa la grazia ad Ali Agca e i telegiornali riportarono la notizia del Papa che gli aveva concesso la grazia. Allora nessuno di coloro che ultimamente hanno disquisito su questi argomenti si prodigo` per far rettificare la notizia e spiegare agli italiani che in Italia, secondo la costituzione, il Papa non puo` concedere la grazia a chicchessia. Comunque, cosi` come esistono certamente colpevoli impuniti, esistono presumibilmente detenuti che non dovrebbero esserlo, a prescindere da provvedimenti di grazia. Del resto di tanto in tanto si accertano errori giudiziari. Credo che la magistratura debba periodicamente analizzare il proprio operato, tenere conto delle disfunzioni e degli errori commessi, attuare i correttivi per quanto ammesso dalla sua autonomia e suggerire modifiche migliorative al legislatore; soprattutto nel caso la causa di alcuni problemi fosse individuata in ambiguita` o incoerenze nella formulazione della legge vigente. Trovo opportuno che un'analisi del genere sia svolta parallelamente anche dal ministero della giustizia e che quest'ultimo, pur nel rispetto dell'autonomia della magistratura, esprima il proprio giudizio e si avvalga delle proprie prerogative (che non possono che essere limitate) per ridurre gli errori e le disfunzioni. Con la consapevolezza che l'esercizio reale della giustizia non puo` (purtroppo) essere esente da errori e disfunzioni credo che, a prescindere da quale ne sia la causa, il "livello di garantismo" debba essere in qualche modo riproporzionato alla loro entita`. In altri termini il livello di compromesso tra il rischio di non condannare un colpevole e quello di condannare un innocente dovra` tanto piu` evitare il secondo (cioe` aumentare le garanzie per l'imputato) quanto maggiore risulta essere l'entita` degli errori rilevati. Se si ritiente che per combattere qualche fenomeno criminale particolarmente dannoso in una certa fase temporale sia indispensabile diminuire le garanzie per gli imputati, cio` non puo` che essere fatto, in coscienza, solo a seguito di provvedimenti che diminuiscano di pari passo anche gli errori giudiziari. Come dire che per far fronte ad un crimine piu` forte occorre, per un motivo o per l'altro, un migliore esercizio della giustizia (probabilmente senza che cio` sia sufficiente). Alla luce di queste considerazioni generali non e` certo l'innocenza o la colpevolezza di Sofri ad influire sul significato dei provvedimenti in discussione. E sono d'accordo con coloro che per chiarezza ribadiscono questo punto. Ma ho la sensazione che fra essi si nascondano anche persone convinte della sua innocenza e tuttavia fortemente in imbarazzo a porre pubblicamente le conseguenti domande. Chi altri e` responsabile dell'omicidio del commissario Calabresi? Chi ha tratto vantaggio dalla condanna di Adriano Sofri?